L’industria del printing e converting, rappresentata da ACIMGA, accoglie con favore l’impostazione della Transizione 5.0, che per la prima volta collega in modo organico transizione digitale ed ecologica. È un segnale importante, che riconosce la necessità di un’industria sostenibile, interconnessa e capace di rispondere alle nuove sfide ambientali e tecnologiche. Tuttavia, l’attuale architettura della misura presenta criticità operative che rischiano di limitarne la reale efficacia, soprattutto se confrontata con il precedente Piano 4.0.
Uno dei nodi principali riguarda la rigidità del modello attuale: oggi gli incentivi sono vincolati all’acquisto integrale di nuovi macchinari, con complessi requisiti di risparmio energetico applicati ai processi produttivi. Questo approccio esclude numerose aziende che dispongono già di impianti moderni, ma necessitano di aggiornare solo alcune componenti per renderli compatibili con i nuovi materiali e gli imballaggi innovativi.
A ciò si aggiungono iter procedurali più complessi rispetto al passato: l’impossibilità di presentare più domande sullo stesso stabilimento e la scadenza fissata al 31 dicembre 2025 generano incertezza, ostacolando la pianificazione industriale di medio periodo.
Da parte delle imprese vi è quindi una richiesta chiara: intervenire per rendere la misura più inclusiva, flessibile e coerente con le reali esigenze del tessuto produttivo.
Le anticipazioni sulla Legge di Bilancio 2025, che sembrano orientare il Governo verso un possibile accorpamento delle misure 4.0 e 5.0, rappresentano un’occasione da cogliere.
Secondo ACIMGA, questa scelta dovrà valorizzare i punti di forza sperimentati con il Piano 4.0 — chiarezza delle regole, rapidità delle procedure, possibilità di pianificare investimenti multipli — ed evitare le criticità emerse con il 5.0, caratterizzato da requisiti troppo rigidi, burocrazia eccessiva e vincoli che limitano l’operatività.
Il settore segnala inoltre la necessità di correzioni operative mirate, tra cui:
- la predisposizione tempestiva dei provvedimenti attuativi, per ridurre i tempi di applicazione;
- l’introduzione di un meccanismo automatico e univoco di scelta tra i parametri “4.0” e “5.0”, attraverso una piattaforma unica che semplifichi la gestione delle due misure;
- la razionalizzazione degli oneri documentali, eliminando duplicazioni e procedure ridondanti come le autodichiarazioni DNSH, che oggi rallentano le pratiche senza migliorarne i controlli;
- l’estensione temporale della misura di almeno sei mesi oltre la scadenza attuale, in coerenza con le milestone del PNRR.
Parallelamente, è fondamentale che le politiche pubbliche sostengano gli investimenti che permettono al comparto di adattarsi ai nuovi requisiti ambientali del packaging e della stampa sostenibile.
Gli obiettivi imposti dal nuovo quadro regolatorio europeo richiedono infatti che le imprese possano intervenire sugli impianti esistenti per adeguarli alla produzione di imballaggi innovativi e riciclabili.
In questo percorso, assume crescente importanza anche la cybersecurity industriale, ambito sul quale ACIMGA propone l’introduzione di strumenti specifici, come voucher dedicati, a sostegno dei produttori nazionali di macchine. Un rafforzamento di questo tipo sarebbe pienamente coerente con la strategia di digitalizzazione e sostenibilità della filiera.
La posizione dell’industria è chiara: la Transizione 5.0 è un passo nella giusta direzione, ma per essere realmente efficace deve diventare uno strumento stabile, flessibile e aderente alla realtà produttiva delle nostre imprese. Un approccio pragmatico, capace di includere anche gli interventi mirati di aggiornamento tecnologico e digitale, consentirebbe di accelerare l’adozione di soluzioni sostenibili e di consolidare la leadership industriale italiana nel settore del printing e converting. Le imprese sono pronte a fare la loro parte, ma chiedono che le istituzioni garantiscano continuità, semplicità e ascolto, trasformando la Transizione 5.0 in una vera politica industriale di sistema.