I libri di carta, la lettura e la funzione educativa della scrittura a mano, argomenti centrali nell’attività divulgativa della Federazione Carta e Grafica, sono stati il 18 luglio i temi protagonisti della mattina di studi “Scuola digitale: il valore imprescindibile di carta e penna” promossa a Roma, nella Sala Zuccari del Senato, dalla Fondazione Luigi Einaudi. Un’iniziativa che la Federazione ha fortemente voluto e sostenuto, nella quale ha fatto sentire il suo autorevole parere anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara: Il libro favorisce un approccio completo, esercitato attraverso tutti i cinque sensi, la sua natura di oggetto aiuta ad assimilarne il contenuto. Così il ministro, che ha evidenziato l’insostituibilità dei libri in carta nello sviluppo dello studente, ruolo che va tenuto presente e valorizzato, senza per questo attaccare e demonizzare i supporti digitali, con i quali va armonizzato lo sviluppo in una logica et-et rispetto al web, che, insieme all’Intelligenza Artificiale, rappresenta una grande scoperta da sviluppare in un nuovo modello formativo per far crescere, irrobustire e personalizzare la didattica.
“La rete non può né deve spazzare via la carta e la penna perché lettura su carta e scrittura a mano sono insostituibili – ha detto Valditara -. L’apprendimento attraverso i libri non è rimuovibile dal sistema dell’Istruzione. La conoscenza, soprattutto nei primi anni di vita, passa attraverso la sollecitazione di tutti e cinque i sensi: sollecitare solo la vista, come avviene con il digitale, impedirebbe lo sviluppo armonico e completo della persona. Il digitale non è rinunciabile, ma va governato”, ha chiarito Valditara: “alla logica dell’aut-aut preferisco la logica dell’et-et: valorizzare al massimo entrambe le opportunità”.
Al convegno (che è possibile rivedere per intero cliccando qui) hanno preso parte Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, che ha presentato un sondaggio sul tema, Maria Teresa Morasso, grafologa, Massimo Ammaniti, psicoanalista, Sergio Russo, insegnante, Martina Colasante, public policy manager di Google.
L’intervento di apertura dell’incontro è stato del Segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi, Andrea Cangini, che ha preso la parola dopo il saluto portato ai partecipanti da Federico Mollicone, presidente della VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati. Due aspetti significativi di questa prima parte d’incontro sono stati sottolineati dal Direttore Generale della Federazione Carta e Grafica Maurizio D’Adda, che ha accolto con soddisfazione l’annuncio, da parte di Mollicone, di un progetto di legge sull’istituzione della Giornata della scrittura a mano e il progetto della Fondazione Einaudi di dare vita a un’Osservatorio permanente sul valore della scrittura a mano e sull’importanza della lettura su carta, anticipato dal Segretario generale, iniziativa che potrà svilupparsi avvalendosi del contributo attivo anche delle aziende che aderiscono a Federazione Carta e Grafica.
Cangini ha presentato il paper “II valore imprescindibile di carta e penna“, che dà conto delle principali ricerche internazionali sull’argomento, da cui emerge un dato incontrovertibile: eliminare carta e penna dal sistema scolastico danneggerebbe le capacità cognitive dei giovani. “La nostra ricerca dimostra inequivocabilmente che la scrittura a mano e la lettura su carta stimolano il cervello e mettono in moto meccanismi neurologici che gli strumenti digitali non sollecitano: farne a meno significherebbe arrecare un danno irreparabile a ciascun singolo individuo, e dunque alla società nel suo complesso”, ha affermato Cangini.
Sono stati quindi resi noti i risultati del sondaggio svolto da Euromedia Resarch, dai quali emerge chiaro il quadro dell’importante funzione che ancora oggi svolgono la carta e la penna nei processi di apprendimento. L’87,1% degli intervistati è d’accordo sull’idea di preservare e valorizzare nella scuola, soprattutto primaria, la lettura su carta e la scrittura a mano. Solo il 14,3% ritiene sia importante che un bambino, nel corso degli anni scolastici, impari prevalentemente a leggere e scrivere utilizzando strumenti digitali. È bene sottolineare però che il 64,5% condivide l’utilizzo di strumenti digitali in ambito scolastico.
Riguardo alle abitudini di scrittura, l’85,1% ricorda e capisce meglio prendendo appunti a mano. Dal sondaggio inoltre emerge un buon rapporto personale degli insegnanti con gli strumenti tecnologici e digitali. Riescono a governare l’uso di questi strumenti nell’insegnamento e si sentono adeguatamente formati, oltre a riconoscerne una certa importanza. Ma il problema, in questo contesto, è che spesso la formazione e l’aggiornamento sull’utilizzo di questi strumenti è stata a carico degli insegnanti stessi, senza un supporto a livello istituzionale. I docenti, stando a quanto si legge, hanno quindi imparato in autonomia e grazie al loro interesse l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali.
Entrando nei particolari del paper della Fondazione Einaudi (qui il documento completo), commissionato dalla Federazione Carta e Grafica e da Comieco, il documento mette assieme le principali ricerche scientifiche internazionali prodotte finora sull’argomento.
Un esempio, fra i numerosi studi analizzati, è quello della ricerca realizzata dalla professoressa Virginia Berninger dell’Università di Washington ha dimostrato che “in termini di costruzione del pensiero e delle idee, c’è un rapporto importante tra cervello e mano”. È la mano che plasma il cervello e “sarebbe un errore derubricare a mera questione di gusto la scelta di scrivere digitando le lettere su una tastiera rispetto al gesto grafico della mano su carta”. Nel 2016 Susan Payne Carter, Kyle Greenberg e Michael S. Walker hanno condotto uno studio dal titolo “The !mpact of Computer Usage on Academic Performance: Evidence from a Randomized Trial at the United States Military Academy”, che ha prodotto esiti notevoli. Nell’Accademia militare di West Point, su un campione di 50 classi di studenti, è stato dato in uso ad alcune solo device digitali mentre ad altre soltanto carta e penna. AI termine del semestre i dati emersi hanno dimostrato che gli studenti che non hanno lavorato con i mezzi digitali sono risultati del 20% migliori rispetto agli altri. Il progetto di ricerca finanziato dal programma europeo CaST, E-READ- Evolution of Reading in the Age Df Digitalization – ha restituito dati significativi: tra il 2014 e il 2018, circa 200 studiosi europei hanno indagato, su un campione di 170mila partecipanti, l’impatto della digitalizzazione sulle pratiche di lettura. Risultato? La carta rimane il medium da preferire nella lettura di testi, soprattutto se lunghi. La lettura su carta sviluppa attività cognitive, come la concentrazione, la costruzione del vocabolario e la memoria. E ha un pregio ulteriore, pure da considerare: la sua circolarità, anche nel caso dei libri – oggetti che in genere vengono conservati – e dei giornali e prodotti stampati che, al termine del loro ciclo d’impiego breve o meno breve che sia, si prestano al completo recupero come materia prima seconda, come evidenziato nella nota congiunta emesso da Federazione Carta e Grafica e Comieco (qui il link).